Un punto interrogativo, non potevo scegliere titolo migliore. Un punto interrogativo perché rappresenta incertezza, dubbio, indecisione. E qui, adesso, tutta la mia vita è un bel pasticcio di giornate buie mescolate a qualche soddisfazione che però non sembra poi contare così tanto. Ho dato il mio primo esame orale l'altro giorno. Voto: 30 e lode. Gioia? tanta. Durata della gioia? poca. Il giorno dopo ero già un'altra volta sopra quella candida quanto infame tavoletta del bagno a rimettere due fottuti biscotti che mi sono concessa come 'premio' per tutte le ore di studio sopra i libri. La verità è che non merito premi, perchè non sono quello che vorrei essere e a nessuno importa di come sia ora. Quale motivo ci sarebbe per fermarmi? Perchè mai dovrei lasciarmi alle spalle le calorie, la bilancia, lo specchio, il mio sogno di magrezza? Non sono ancora pronta ad abbandonare la mia malattia credo. Dopo averla riconosciuta, ora ho imparato a conviverci, ad accoglierla nella mia vita. 'Ed è proprio qui che inizia il patologico', mi ha detto la psichiatra in uno degli ultimi incontri. Ma non posso farci nulla. Per me è come un valvola di sfogo, un mondo a parte nel quale le cose vanno come dico io. E finché vedo sporgere le scapole, posso accarezzare le mie vertebre e le calorie non sono troppe, allora sì che mi sento brava. Poi però si mostra sempre l'altro lato della medaglia, perché la verità è che per natura le cose è impossibile che vadano sempre bene, e a me manca quell'equilibrio che serve per accettare le sconfitte, i giorni bui. Allora cosa faccio? vigliacca mi getto nel letto dopo aver vomitato fino a far bruciare lo stomaco, credendo che non valga più la pena vivere.
Vorrei solo avere delle risposte da me stessa, eliminare se non tutti, almeno alcuni punti interrogativi della mia vita. Perché ho 19 anni e forse mi merito di iniziare a vivere.
Ma, evidentemente, non sono ancora in grado di rispondere.