Avete presente quelle giornate che sembrano segnate in senso negativo già da quando ti svegli? Quelle giornate in cui ti alzi e senti la pesantezza della tua vita addosso, e l'unica cosa che vorresti fare sarebbe ritornare a letto e dormire ad oltranza, nella speranza di risvegliarti in una vita migliore, diversa, in cui una nuova te, rinata e magnifica, sia la protagonista di una storia perfetta e felice.
Ma purtroppo non esiste soluzione migliore che rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro per dare un senso alla propria esistenza, e ripartire, anche se piano, per uscire dalle sabbie mobili che ci attanagliano l'esistenza.
Non so cosa mi è preso. O forse lo so. Sono nervosa, per mille motivi e per nessuno in particolare.
Sono stati giorni un po' distruttivi questi. Ho lavorato spesso, ho dovuto sopportare i rimproveri immeritati di una titolare nervosa e autoritaria e ho pianto per quanto successo. Ho studiato, o almeno ci ho provato e aspetto che arrivi martedì per dare questo benedetto test di veterinaria. Anche se alla fine non sono nervosa; sono piuttosto insensibile al tutto, e non riesco a capire se è perché non mi interessa così tanto entrare o perché è la mia malattia che annebbia tutti i miei sentimenti.
Quindi, oggi, presa da tutto quello che mi circonda, e che mi fa sentire tanto insicura, quanto inetta, ho aspettato che i miei andassero a pranzo dai nonni e ho mangiato fino a morire.
Ebbene si, oggi mi sono abbuffata, dopo un mese che non lo facevo.
Avrei potuto tagliarmi, ma ho preferito scegliere il male "minore", o almeno quello che passa più inosservato e che infido, agisce in maniera silenziosa e invisibile.
Mi sono fatta fuori, in ordine:
-un barattolo di Nutella da 400 gr con fette biscottate.
-una tazza di cereali
-fiocchi di latte
-seitan
-200 gr di gelato Diet
Per un totale di quasi 3000 calorie.
E poi ho rimesso tutto. L'ho fatto perché
DOVEVO, era uno step necessario per rendere la mia abbuffata completa. Già mentre mangiavo pensavo che lo avrei fatto.
E la cosa peggiore è che mi sentivo IN DIRITTO di farlo, dopo così tanto che stavo in astinenza.
Ne sentivo il bisogno, fisico e mentale. Avevo la necessita di sfogare il mio nervosismo in quel modo, e sapevo che non c'era via d'uscita se non cedere alla bulimia.
I sensi di colpa ci sono stati, e ci saranno sempre. Ma oggi è stato diverso da quando ci si abbuffa tanto per sfizio, perché abbiamo voglia di qualche tipo di dolciume o di cibaria, o perché ce l'abbiamo con la bilancia che ci ha deluse. Io oggi non avevo la minima voglia o necessità di mangiare. Avrei potuto anche digiunare. Invece avevo una voglia immensa di vomitare, e l'unico modo era mangiare, per forza.
L'abbuffata di oggi non è stata una reazione a qualche delusione riguardo al mio peso. Il mondo delle calorie e delle diete oggi ne era escluso.
L'episodio di oggi è stato il punto d'incontro in cui sono culminate due linee parallele della mia vita: quella dei dca e quella dello studio e del lavoro. Attraverso la bulimia oggi ho sfogato la pressione di un mese intero, e ne avevo bisogno, come non mai.
Ed è orrendo da dire, ma dopo essermi liberata completamente lo stomaco, mi sento più leggera non solo dal punto di vista fisico, ma anche mentale. Non mi sento così tanto depressa e triste come quando finisco ad abbuffarmi senza un motivo; invece sono tranquilla, perché una parte di me mi dice che oggi era così che doveva andare.
Tuttavia per coerenza riprenderò a scrivere gli ultimi 20 giorni della sfida tra un mese, quando sarò riuscita a trascorrere altri 30 giorni senza bulimia.
Vorrei capire quale sia la mia strada, e da che parte dovermi rivolgere.
Vorrei poter essere felice. Ma non so come fare.
So solo che domani è lunedì, ancora. E si ricomincia, ancora. Perché non sono abbastanza, ancora. Abbastanza magra, abbastanza brava, abbastanza carina, abbastanza esile. E forse non lo sarò mai.