RASSEGNAZIONE. É questo quello che provo. Mi sono rassegnata, almeno per ora, alla mia condizione e non credo di poter migliorare. La verità é che non ce la faccio e probabilmente non sono forte quanto credevo. Prima di entrare in questo tunnel mi sentivo invincibile, capace di realizzare tutto quello che avessi voluto. Poi le certezze hanno cominciato a crollare su se stesse e ogni kilo perso si portava via un pezzetto della mia autostima. Sono stanca. Stanca di un' esistenza in cui non vivo ma SOPRAVVIVO. In realtà mi sento morta dentro, inutile, al posto sbagliato. A volte non mi riconosco nemmeno, mi faccio paura.
É successo ancora. Mi sono tagliata di nuovo, sabato, e ora il mio braccio sembra passato sotto un tritacarte. Perché l'ho fatto?? Bella domanda. Perché mi sentivo in colpa forse, in colpa perché sto conoscendo un ragazzo d'oro e lui non sa niente di tutto ciò. Non sa che a me ora non importa di nulla tranne che di me e dei miei chili di troppo. In colpa perché il mio posto é quello della malata che se ne sta chiusa in casa, non della ragazza allegra che.conosce gente nuova. Non posso permettermi di uscire e includere nella mia merda di vita altre persone. E allora prendo la lametta e con un mezzo sorriso diabolico inizio a sfregiare un braccio che in quel momento non sento nemmeno mio. E quei tagli rossi e brucianti mi ricordano costantemente la ferraglia inutile, vuota e incapace di vivere che sono diventata. Essi sono la fessura attraverso cui resto a contatto con l'esterno, come se stessero a ricordarmi che a questo mondo ci sono anche io. Sono una valvola di sfogo molto migliore delle abbuffate...e il fatto che io inizi a preferirli mi fa paura.